L’amore personale per Cristo

28 Giugno 2021Omelie di Kolvenbach

Durante questo Anno Ignaziano, pubblichiamo una serie di omelie che il P. Generale Kolvenbach ha tenuto nei giorni della festa di S. Ignazio. In questa prima omelia, P. Kolvenbach parla del amore personale per Cristo.

Chiesa di S. Ignazio, 31 luglio 1997.

In questo primo anno di preparazione all’Anno Santo la Chiesa rinnova la sua devozione alla persona di Cristo, il Verbo di Dio, il figlio dell’uomo. È allora del tutto naturale interrogare questa sera il santo che siamo venuti a celebrare, sant’Ignazio, sul suo amore personale a Cristo.

La persona di Gesù è così ricca e inesauribile che anche un santo non può coglierne che un tratto, che una caratteristica per poi viverla a fondo. È così che il Cristo in preghiera ha sconvolto san Benedetto, che il Cristo povero ha affascinato san Francesco d’Assisi. Ciò che ha colpito Ignazio nella figura del suo Signore è la sua missione. Ignazio vede volentieri Gesù correre da un posto all’altro, di città in città, di villaggio in villaggio per compiere la sua missione che è di annunciare la buona novella. Mai Gesù nasconde che egli è un mandato, un inviato in missione. Allora Ignazio si presenta Gesù come un re, scelto da Dio, rivestito di tutta l’autorità di suo Padre, per strappare il mondo a una morte certa e per ricondurlo alla gloria e alla gioia di Colui che è la sorgente e il fine di tutti e di tutto.

Inviato in missione fra gli uomini Gesù non conosce altro senso per la sua vita che il puro servizio di Colui che l’invia. Il mio cibo è fare la volontà di mio Padre. Con meraviglia Ignazio vede che questo Re, inviato in missione, si trasfigura in un missionario, in un semplice rabbino, ambulante e mendicante, che non impone il suo messaggio con forza regale o potenza altera. È un Gesù missionario, che va incontro alla gente per aiutarla a scoprire l’amore di suo Padre e il comandamento nuovo. Egli sarà di preferenza in mezzo a coloro che soffrono per trarli fuori da una miseria che suo Padre non ha mai voluto. Per sant’Ignazio i fatti e i gesti, le parole e le preghiere di questo Gesù missionario non sono rimasti in un passato lontano. Grazie alla sua immaginazione orante Ignazio faceva rivivere ogni parola e ogni scelta di Gesù per contemplarle e così conoscere più intimamente Gesù nella sua missione.

Ignazio non nasconde di essere commosso da questa profonda scelta del Cristo di compiere la sua missione con mezzi poveri, con un cuore povero, come la divinità si nasconde, cioè come potrebbe distruggere i suoi nemici e non lo fa e come lascia soffrire la santissima umanità tanto crudelmente. Ignazio scopre che, risorto dalla morte su una croce, il Signore continua la sua missione tra noi: osservare il ministero di consolatore che Cristo nostro Signore esercita, al modo con cui gli amici sogliono consolare gli altri. Vivendo in mezzo a noi egli continua a consolarci proponendoci il suo cammino pasquale, la sua buona novella, lui stesso, affinché anche noi possiamo entrare con lui nella gloria e nella gioia del Padre suo.

Infine Ignazio è stato sconvolto scoprendo questo Gesù in missione come uno che invia in missione, come colui che per compiere la sua missione ha voluto aver bisogno delle nostre mani. Il Signore continua a chiamare a sé uomini e donne affinché scoprano la loro sola ricchezza e consolazione, che è di essere con il Cristo, di diventare per il Cristo. Ignazio non ha allora altro desiderio che di essere messo con il Figlio di Dio per essere inviato nella missione. È alle porte di Roma, in un luogo chiamato ancora oggi La Storta, che il Padre mette Ignazio con suo Figlio, che porta la croce, per continuare la sua missione nel mondo. Anche oggi i compagni di Gesù si sanno uomini deboli e peccatori e tuttavia afferrati dalla missione di annunciare in grande diversità di modi la buona novella, soprattutto in mezzo all’indifferenza ostile o alla miseria ingiusta, come ha fatto per primo Colui che li invia.

Che, per l’intercessione di sant’Ignazio missionario, la partecipazione questa sera al corpo e al sangue del Cristo trasfiguri la nostra vita sacerdotale, religiosa e laica in una missione, in una nuova evangelizzazione, là dove il Signore ci ha messo accanto a suo Figlio per la maggior gloria di Dio.

 

Scopra le altre omelie quì.

Written byÉcrit parEscrito porScritto da Peter Hans Kolvenbach SJ
Peter Hans Kolvenbach SJ (30 novembre 1928 - 26 novembre 2016), gesuita olandese e ventinovesimo superiore generale della Compagnia di Gesù.

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