L’ordinazione sacerdotale di S. Ignazio a Venezia

4 Ottobre 2021Omelie di Kolvenbach

Durante questo Anno Ignaziano, pubblichiamo una serie di omelie che il P. Generale Kolvenbach ha tenuto nei giorni della festa di S. Ignazio. In questa prima omelia, P. Kolvenbach parla dell’ordinazione sacerdotale di S. Ignazio.

Chiesa del Gesù, Roma, 31 luglio 1987

Quest’anno, celebrando l’Eucaristia del Signore in onore di Sant’Ignazio, dobbiamo mettere in rilievo e meditare un momento particolare della vita apostolica del Loyola. Esattamente quattrocentocinquanta anni fa, il giorno della natività di San Giovanni Battista, il 24 giugno, maestro Ignazio e i suoi compagni ricevevano l’ordinazione sacerdotale in una piccola cappella privata di un palazzo di Venezia. Questa ordinazione sacerdotale, che si svolgeva nella più assoluta regolarità, era però immersa in un’atmosfera del tutto particolare, perché fedele allo Spirito che animava l’apostolato di Ignazio pellegrino laico e animerà anche la missione apostolica di Ignazio sacerdote, la testimonianza della gratuità.

Il laico Ignazio era già profondamente segnato da queste parole del Signore: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date » (Mt 10,8). A Sant’Ignazio era sufficiente considerare se stesso – ci riferiscono gli Esercizi Spirituali – per scoprirvi l’amore gratuito di Dio nostro Padre, perché la sua vita, come molte nostre vite, meritava – cito Sant’Ignazio – «nuovi inferni dove soffrire sempre» (Es. Spir., 60). È la gratuità dell’amore di Dio nostro Padre che ci ha amato per primo mentre eravamo peccatori. Era sufficiente a sant’Ignazio vedere una croce del Signore Gesù con il fianco trafitto, per sentire la divina gratuità dell’amore di Cristo, «come sia venuto da Creatore a farsi uomo… a morire per i nostri peccati» (Es. Spir., 53). E bastava a Sant’Ignazio considerare intorno a sé la realtà degli uomini e delle cose di tutti i giorni per scoprirvi che lo Spirito – Colui che è l’amore dall’alto – riempie gratuitamente tutto l’universo trasformando le nostre gioie e le nostre pene in una grande Pasqua, se la nostra risposta osa rivestirsi della gratuità d’amore «più nelle opere che nelle parole» (Es. Spir., 230). Questa testimonianza della gratuità di Dio che contrassegna la sua vita di laico pellegrino, Sant’Ignazio vuol viverla da sacerdote itinerante. Sant’Ignazio non sarà allora ordinato sacerdote per una diocesi o per un luogo determinato, ma per essere apostolicamente disponibile al servizio del Vicario di Cristo in terra onde poter, ovunque nel mondo, predicare la parola di Dio e riconciliare, mediante il sacramento della riconciliazione, gli uomini con il loro Salvatore. Il loro sacerdozio, dirà più tardi un compagno, non sarà quello di San Pietro, che conferma nella loro comunione le chiese esistenti, ma quello di San Paolo, che percorre la terra per annunciare il Signore crocifisso e risorto, là dove non è ancora conosciuto o conosciuto male. È un sacerdozio per la missione, contrassegnato dalla gratuità di questa disponibilità apostolica che si lascia inviare là dove il Signore della vigna vuole aver bisogno delle nostre energie, delle nostre ricchezze e anche delle nostre debolezze. Ma Sant’Ignazio circonda questa ordinazione sacerdotale di Venezia ancora con un altro aspetto di questa testimonianza di gratuità. A seguito del Signore che gratuitamente ha rivelato il cuore di Dio suo Padre, Sant’Ignazio vorrebbe predicare in vera povertà il Signore crocifisso e risorto. Qualche giorno prima dell’ordinazione Sant’Ignazio rinnova con i suoi compagni il voto di povertà totale e perpetua: tutti saranno ordinati al titolo della povertà volontaria. Secondo le parole stesse del vangelo, essi ricevono gratuitamente l’ordinazione sacerdotale per potersi donare con gratuità al popolo di Dio. Più tardi, lottando con il testo delle Costituzioni, Sant’Ignazio, pur accettando per l’annuncio del regno di Dio istituzioni e residenze, chiese e collegi, non cessa di imporre ad essi delle norme affinché mantengano la testimonianza della gratuità apostolica, senza la quale non è il Signore crocifisso e risorto che viene predicato.

Nell’ottica dei nostri giorni l’uomo vale ciò che egli produce e guadagna, e un gruppo di uomini conta a misura che fa delle cose. La vita apostolica, svolta nella Chiesa da un laico o da un sacerdote o da un religioso, rischia allora facilmente di essere valutata e giudicata in base alla loro efficacia e alla risonanza delle loro attività. Sant’Ignazio stesso rischia di essere ammirato come organizzatore di professione. Ma, per il suo Signore e sull’esempio del suo Signore, Ignazio non vuole essere conosciuto che come gratuito testimone di ciò che egli non cessa di ricevere gratuitamente da sua divina Maestà, la Santa Trinità. Perciò Sant’Ignazio e i suoi compagni, appena ricevuta a Venezia l’ordinazione sacerdotale, non si gettano nell’attività apostolica, ma, seguendo il Signore che, prima di andare ad annunciare il regno, si è ritirato nel deserto, si disperdono in piccoli gruppi nelle città del Nord Italia per lasciarsi afferrare dal Signore solo nel silenzio assoluto, convinti di non poter donare ciò che essi non hanno dapprima ricevuto gratuitamente da Dio. Soltanto dopo, essi doneranno gratuitamente il meglio di se stessi, predicando la parola di Dio, curando i malati e aiutando chiunque fosse spiritualmente o materialmente povero.

Dall’Eucaristia essi apprendono, ogni volta di nuovo e secondo forme concrete, a re-inventare in che modo donare sempre gratuitamente ciò che essi ricevono da Dio stesso gratuitamente. Non è questa la mentalità del nostro tempo, ma è il cammino pasquale di Dio che noi scegliamo ricevendo questa sera, nello spirito di gratuità di cui Sant’Ignazio fu testimone, il Corpo e il Sangue del Signore.

 

Scopra le altre omelie quì.

Written byÉcrit parEscrito porScritto da Peter Hans Kolvenbach SJ
Peter Hans Kolvenbach SJ (30 novembre 1928 - 26 novembre 2016), gesuita olandese e ventinovesimo superiore generale della Compagnia di Gesù.

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